Il parco è un contenitore di esperienze, di possibilità che altrove non sono possibili, come l’incontro tra comunità, tra individui di origini diverse. È una scoperta che ho fatto al Parco Sempione a Milano, un luogo della mia infanzia che ho visto trasformarsi in un luogo utopico, in una eterotopia, per dirla con Foucault. Ho fotografato i parchi all’interno di città europee e americane, ognuno con le sue caratteristiche, la sua densità particolare, le diverse forme di “privato” che appaiono nello spazio pubblico.In questa serie ho adottato ancora una volta un punto di vista dal basso e il fuori fuoco per escludere la centralità e la gerarchia. Non volevo riprendere una scena, ma registrare gli aspetti imprevisti, provvisori, di volta in volta diversi, rendere l’idea di star seduti e guardarsi intorno, senza privilegiare nulla in particolare. Ciò che appare è un campo percettivo, di esperienza, non un’inquadratura intenzionale, quasi che la macchina fotografica lavorasse da sola, scattando immagini di ciò che si trova intorno. E questo è ciò che chiamo registrare, presentare.