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Il limite (1989-1990)

Nella serie Il limite la luce è il centro del mio interesse e l’oggetto-luogo è visto in modo intenzionalmente non analitico: è la luminosità diffusa, non la “definizione” del luogo, a dominare. Sono immagini neutre che sorgono dall’essere lì di quel paesaggio, come qualcosa presente da sempre, sospeso, mitico.
Nella serie Bretagne, mi pareva interessante la ripetizione di un elemento semplice, dei pali lungo un sentiero, l’insistenza su un’immagine minima, con lievi spostamenti che rimandano al gesto di “camminare a fianco”. Allo stesso tempo, nel comporre la sequenza, volevo dare l’idea non tanto del nostro movimento quando dei nostri colpi d’occhio, della mobilità del vedere. In Île de Ré e Tavolara ho utilizzato la composizione in sequenza, cinque, sei, otto immagini, anche su più piani. In Île de Ré ho voluto evitare di seguire un movimento di “lettura” che si appropria del paesaggio che sta di fronte seguendo un codice logico o una direzione costante (tipicamente da sinistra a destra, come nella lettura). Volevo invece mantenere i salti della percezione, la sua mobilità.

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